Quanto pesa la crisi economica sull’accesso alla Giustizia- Indagine del Parlamento europeo

A mettere nero su bianco le iniziative dei Governi di cinque paesi europei (Belgio, Irlanda, Cipro, Italia, Spagna, Portogallo) che negli ultimi anni hanno inciso sullo stato dei diritti è una analisi comparativa messa a punto dalla Direzione generale delle politiche interne- Dipartimento dei diritti dei cittadini e affari costituzionali per la commissione LIBE del Parlamento europeo.
Nella seduta plenaria di settembre il Parlamento di Strasburgo, infatti, ha approvato una risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nei Paesi Ue (pubblicata in basso) in cui non poche sono le zone d’ombra.
In particolare quest’ultimo, sottolinea la indagine, è un diritto necessariamente strumentale all’affermazione di altri diritti concretamente vantati dai cittadini.
In estrema sintesi, e rimandando alla lettura della corposa indagine (EN), essa rileva che in linea generale le misure compressive del diritto di accesso alla giustizia hanno riguardato la soppressione di tribunali, l’aumento dei costi dell’azione giudiziaria, le regole del patrocinio a spese dello Stato, le regole procedurali.
Dinanzi a questo quadro, l’analisi tira le somme e avverte i Paesi Ue: le maggiori spese o le misure restrittive imposte per vincoli di bilancio devono essere sostenibili per la cittadinanza. Questo comporta un doveroso bilanciamento tra le esigenze di ristrutturazione del sistema giudiziale e il taglio dei costi non necessari e il mantenimento di condizioni sostenibili per accedere alla giustizia.
Perché, avverte il Parlamento Ue, il diritto di accesso alla giustizia è il fulcro della rule of law e occorre che l’Unione europea si faccia carico e si preoccupi non solo dei vincoli di bilancio ma anche dei corretti livelli di garanzia dei diritti dei cittadini degli Stati membri, così come declamati dalle Carte fondamentali e dalla stessa legislazione europea.
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